Allegrini e l’Arte dei Muretti a Secco: Un Corso per Preservare il Paesaggio
Allegrini si conferma ancora una volta un protagonista nella preservazione delle tradizioni e della sostenibilità, impegnandosi attivamente nella tutela della tecnica del muretto a secco. Anche quest’anno, l’azienda ha sponsorizzato la 5ª edizione del corso di recupero del muretto a secco, organizzato a Fumane grazie all’associazione Habitat, in collaborazione con l’Istituto Salesiani San Zeno e la Fondazione ITLA (International Terraced Landscapes Alliance). Questo corso rappresenta un’iniziativa fondamentale per trasmettere alle nuove generazioni — ma anche a persone di tutte le età — una pratica tradizionale che è al tempo stesso un’arte e una soluzione ecologica. Un’arte che dal 2018 è diventata patrimonio immateriale dell’Unesco.
Il concetto di paesaggio si rivela ben più articolato di quanto appaia superficialmente. Da una parte, richiama un’immagine quasi poetica di un ambiente selvaggio e incontaminato, ormai relegato a poche aree remote del pianeta. Dall’altra, si manifesta come una realtà a noi più vicina, modellata profondamente dall’intervento umano.
Tra i protagonisti nella costruzione del paesaggio ci sono i viticoltori, che hanno plasmato le colline per adattarle alla viticoltura, ideando sistemi idraulico-agrari con una doppia funzione: da un lato, agevolare le operazioni agricole garantendo la sicurezza degli operatori; dall’altro, prevenire l’erosione del suolo e mitigare il consumo delle risorse in condizioni di pendenza.
Queste conoscenze non sono affatto nuove, ma rappresentano un patrimonio trasmesso attraverso i secoli, che oggi si rivela ancora più rilevante, specialmente nel contrasto ai cambiamenti climatici.
Tra gli accorgimenti tradizionali, spesso minacciati dall’oblio o dall’adozione di soluzioni meno efficaci ma apparentemente più “economiche” in termini di tempo e manodopera, si annoverano i muretti a secco. Conosciuti come “marogne” nel dialetto locale, questi muretti sono costruiti disponendo blocchi di pietra tagliati e assemblati senza l’uso di malte o collanti, caratteristica da cui deriva il nome “a secco”.
Questa tecnica tradizionale non ha solo un valore estetico, ma svolge un ruolo cruciale in termini ambientali e agronomici. I muretti a secco fungono da corridoi biologici, offrendo rifugio e habitat a numerose specie di flora e fauna, e agiscono come regolatori delle portate d’acqua. Trattengono il suolo, mantenendo l’umidità necessaria per le coltivazioni, e rallentano il deflusso dell’acqua piovana. Grazie agli interstizi tra le pietre, l’acqua filtra lentamente, depositando detriti e sedimenti nei terrazzamenti, evitando così il trasporto a valle e riducendo fenomeni di erosione.
Questi muretti rappresentano un esempio di ingegneria ecologica tradizionale, la cui efficienza si dimostra ancora oggi fondamentale per la gestione sostenibile del paesaggio rurale.
L’obiettivo principale è tramandare questa tecnica all’interno di una visione di gestione agrobiologica del territorio, contribuendo alla valorizzazione del paesaggio rurale e alla salvaguardia dell’ambiente. Un esempio notevole di tale impegno è visibile nel vigneto di Villa Cavarena, dove i muretti a secco non solo conservano la loro funzione pratica, ma si integrano armoniosamente nel paesaggio, arricchendolo sia dal punto di vista estetico che ambientale.